Arianna Benenati, Edith Cognigni, Germana Govoni, Danielle Londei, Nazario Pierdominici, Francesca Vitrone
collana "lingue sempre meno straniere" 1
Presentazione del volume
Gli autori che hanno partecipato a questo primo volume hanno accettato una sfida inusuale: quella di consegnare i loro saggi non sulla base di un progetto editoriale concordato ma di costruire insieme a posteriori e l’opera presente e il progetto.
Non deve trarre in inganno la varietà - per non dire l’eterogeneità - degli articoli e delle provenienze degli autori, poiché questa impresa ha come specifico di mettere insieme lavori e riflessioni, percorsi personali e professionali, di persone che per abitudini, affinità, scelte, indirizzi di studio amano confrontarsi di tanto in tanto sul loro operato (o operando) a partire da esperienze e collocazioni professionali diverse ma che fondamentalmente condividono metodi e approcci della realtà intesa come un “da fare” piuttosto che per un “già fatto”: una realtà, come un’identità da costruire comunque, trampolino per un’analisi e la trasformazione che ne scaturisce.
Aggiungerei che la conoscenza e la formazione reciproca dei presenti autori provenienti, certo, dall’instabile istituzione – mi si passi l’ossimoro - che prevede maestri ed allievi, ma anche della più affidabile “formazione permanente” - dove i docenti formano i loro allievi e sono simultaneamente formati da loro nella fiducia e nel rispetto delle competenze dell’esperienza, ci ha visti sereni nel riunire testi e saggi prodotti in varie circostanze.
L’editing di un’opera non è un lungo fiume tranquillo: alcuni dei saggi che seguono erano previsti per altre destinazioni e si sono volatilizzati ora l’editor, ora l’editore senza che nessuno ne abbia precisa colpa ma lasciando nei fatti il progetto incompiuto. Altri lavori contenuti nell’opera provengono da una ricerca più ampia come quella di un dottorato di ricerca o risultano da una didattica tanto consapevole quanto poco convenzionale.
Tutto questo, tuttavia, non depone per un insieme coerente che valga la pena di essere diffusa sotto la forma di un’opera. Ma è giusto informare il lettore che in questi – e più remoti - anni abbiamo insieme, in numerosi seminari e/o durante incontri a tu per tu durante la preparazione delle tesi, interpretato e messo in discussione me alcuni concetti tanto – troppo - usati come paravento contro un’approfondita analisi della modernità e della complessità quali: 1-interculturale, 1-bis multi- o inter-disciplinarità nella ricerca e nell’insegnamento delle 2- lingue “straniere” tanto richieste dal sistema educativo quanto poco familiari allo stesso, attraverso 3- l’analisi comparativa, oggi preferita all’analisi contrastiva più prettamente linguistica e descrittiva, mentre l’analisi comparativa si allarga alla dimensione culturale delle lingue, nella 4- didattica delle lingue per la quale si cerca una posizione meno “periferica”.
Alla luce dei cambiamenti del mondo considerato come il nostro perenne banco di prova, dove gestire un laboratorio teorico-pratico sul breve o sul medio periodo, dei nostri studi, delle nostre esperienze spesso “incomparabili” per età degli autori ma paragonabili in sede di dibattiti, abbiamo introdotto, nel guardare all’identità - dell’alunno, del docente, del contesto...- come forza fondante dell’individualità di ognuno ma anche come costruzione in continuo corso delle reti interpersonali e inter-nazionali, la nozione di legame sociale, cercando di fare dell’insegnamento/ apprendimento delle lingue e della ricerca che li attua e ne deriva, un’attività centrale nella formazione del soggetto e del gruppo. Abbiamo aperto il varco alla soggettività come dato e come metodo d’indagine cercando di evitare -ma non sempre ci siamo riusciti- le divagazioni, i sussurri inaudibili, le confessioni, gli “psicanalismi” selvaggi, consapevoli dei limiti della nostra indagine ma anche della nostra formazione e del nostro statuto di studiosi e d’insegnanti.
Sotto i propositi dichiarati nel presente volume e le sue immediate proposte, si scoprirà una maggiore ambizione. L’opera consente di assaggiare tematiche e tendenze, ma restituisce al lettore lungo il filo dei saggi e degli articoli temi familiari: la competenza linguistica, la conoscenza delle lingue, l’alterità, l’incontro/scontro linguistico-culturale, onde evitare la parola dialogo che imprime una patina ingannevole su quel che si tesse nelle realtà plurali del soggetto in formazione e del mondo in conflitto.
Si sa – ma spesso lo si dimentica all’ora della scuola e in nome dell’unità e dell’eguaglianza – che l’incontro con l’altro è spesso problematico per non dire difficile, temuto o rifiutato e genera malintesi a causa della stessa “vicinanza” geografica, linguistica (Govoni, Pierdominici, Lévy), situazionale o istituzionale come la classe o la scuola in generale (Cognigni, Benenati): eterno paradosso della vicinanza, poiché il vicino è il più diverso tra i simili e il più simile dei diversi, poiché da e nella vicinanza nascono le frontiere o le rappresentazioni che ce ne facciamo!
I luoghi dell’apprendimento che sono evocati nei diversi saggi non ne rispecchiano sempre la versione più praticata; scuole “all’estero”, leggermente periferiche rispetto alla storia e alle dinamiche del luogo dove sono impiantate (Benenati); classi multilingue di soggetti in evoluzione perché migranti (Cognigni, Vitrone); luoghi virtuali (Pierdominici); classi sperimentali, d’élite, bilingui (Govoni). Ora, vuoi a causa del carattere sperimentale, eccezionale, immateriale, decentrato dell’esperienza scolastica o dell’approdo in età tardiva dei migranti in “classe”, tutte le situazioni qui riferite evidenziano l’interculturel incontournable (= interculturale, fatale e necessario, dal quale non si può prescindere) alla volta condizione fondante, metodo e obiettivo: molteplicità, decodifica, relatività, intreccio e spazio/ nuovo/i; “incontournable” ma anche addomesticabile, a patto di attribuirgli strumenti, metodi, discipline varie, scienze umanissime (Londei, Govoni) che entrano in composizione sottile - ma instabile - con le discipline tradizionalmente deputate alla didattica delle lingue, per l’appunto lingue, linguistiche, didattiche o scienze educative.
Da tempo, per fortuna, nessuno più osa dire che l’insegnamento delle lingue è applicazione della linguistica oppure che una seria pedagogia fondata su una solida psicologia del soggetto e del gruppo, condita di buoni sentimenti, motiva l’allievo alle lingue straniere, all’incontro con lo straniero, alla riduzione dell’estraneità, dell’unheimlich inquietante; alcuni hanno, spesso in ottima fede, pensato di promuovere l’apprendimento delle lingue per le necessità comunicative cresciute nel mondo della mobilità delle persone, delle frontiere, delle idee, dei mezzi mediatici: strumenti necessari della mondializzazione, le lingue perdono in termini di sapore e guadagnano poco in termini sapere
Questo nostro contributo, pur non rinunciando all’analisi linguistica e testuale degli enunciati e delle parole in situazione (Lévy), innalza a paradigma certi luoghi periferici o pionieri dell’apprendimento insegnamento: ciascuno presenta, nella sua peculiarità, approcci e concetti senza i quali gli stessi resterebbero opachi, distanti, marginali. Forse possiamo pensare di contribuire - ma come diceva il poeta “la strada è lunga da Atene ad Eleusi” anche se in realtà sono pochi chilometri! - nell’andare e venire dalla teoria alla classe e dalla classe al concetto rivisitato, dalla lingua al soggetto e dal soggetto sociale alle lingue, nella storia, a rendere Heimlich o sempre meno straniere, come dice il titolo del primo volume che annuncia la collana.
Ora forse si coglie meglio l’ambizione di cui sopra. Con questo volume abbiamo consapevolmente corso il rischio di percorrere sentieri laterali o strade decentrate a partire dai quali presentare non tanto il diverso in quanto tale ma quanto sia utile approdare con minor paura al diverso (= umano, linguistico, metodologico) per l’emergenza e la comprensione di fenomeni o situazioni meno marcati, più normali in qualche modo. Abbiamo fatto convivere nella stessa opera varie esperienze teoriche ed educative, lasciando al lettore il possibile lavoro di verifica.
E, se le idee che si svilupperanno lungo le prossime pagine riscontreranno un qualche consenso, non è irreale pensare che si possano scrivere, sotto il “tetto” della stessa collana, opere tra di loro complementari per un percorso editoriale - e cognitivo - dove ricerca, azione, formazione, insegnamento non si sviluppano lungo un asse “ verticale” o una strada a senso unico ma interagiscono ogniqualvolta il docente si riconosce sia come studente che come studioso.
Danielle LEVY
INDICE DEL VOLUME
Presentazione della collana “lingue sempre meno straniere”
Danielle Lévy p.7
Presentazione del volume “Da una a più discipline, da una a più lingue. Ricerca, insegnamento e formazione per una didattica delle lingue sempre meno straniere”.
Danielle Lévy p.13
Terrains multiculturels et esprit d’école. Expérience de recherche sur l’interculturel, choix méthodologiques et positionnements identitaires.
Arianna Benenati p.17
Le lingue di mediazione nella classe plurilingue: apprendimento e insegnamento dell’italiano L2 a migranti adulti provenienti dai paesi post-coloniali.
Edith Cognigni p.41
L’intégration du Français Langue Etrangère à l’enseignement de l’Histoire dans les lycées bilingues italiens: perspectives d’éducation interculturelle pour la formation des enseignants.
Germana Govoni p.63
Insegnare o indicare le vie della “cultura corrente”: il caso delle lingue-culture vicine.
Danielle Lévy p.93
Connessioni tra interculturalità e interdisciplinarità dell’insegnamento/apprendimento linguistico.
Danielle Londei p.131
The Paradox of Cultural Mediation in Times of War: the Case of the Israeli-Palestinian Conflict As Seen Through a Pro-Israel Internet Site.
Nazario Pierdominici p.153
Se non ti esprimi non puoi parlare: plurilinguismo e intercultura nelle rappresentazioni di studenti in mobilità universitaria. Riflessioni nella e per la classe di lingua di stranieri.
Francesca Vitrone p.177
Biografie degli autori p.205