Collana “lingue sempre meno straniere” 7
Collocata nella collana “Lingue sempre meno straniere”, l’opera “Appartenere tra lingua e cultura. Meccanismi di costruzione e di decostruzione dell’identità etnolinguistica” colma un vuoto nella riflessione sull’appartenenza e l’alterità nella comunicazione linguistico culturale. Sin dall’inizio essa si pone in opposizione ad una concezione rigida della relazione lingua/cultura, consentendo ad una lingua, “naturale” o fabbricata, di esprimere più culture sia nella costruzione dell’identità personale che in quella collettiva, regionale, nazionale o ad aspirazione universale; e, vice versa, alla cultura di un soggetto o di un gruppo identificabile storicamente, politicamente e/ o geograficamente, a causa dei rapporti instabili e variabili di transfert e di stratificazioni e dei fattori innumerevoli e mutevoli di esclusione e di integrazione, di esprimersi in contemporanea o in successione, in più lingue.
L’A. sceglie prevalentemente come punto di osservazione due realtà “estreme” che egli interroga a vari livelli e da varie parti, sul piano linguistico e/o politico: l’esperanto, coniato a partire da una realtà linguistica spezzata, nell’Europa dell’800 e da un ideale di comunicazione universale - proprio mentre andava a rafforzarsi il binomio lingua-nazione - e l’ebraico, lingua-calco, esumata e rimodernata proprio per consentire la costruzione di una nazione e accogliere coloro che se ne sarebbero fatti i pionieri.
Consapevole della rappresentazione che i più si fanno dell’esperanto e dell’ebraico - visioni “impopolari” o “utopiche”- e comunque del fatto che non sono generalmente un oggetto di consenso, l’A., nel suo laboratorio evidenzia le lingue e le culture drenate da queste due lingue, riportandole all’ obiettivo iniziale di scoprire i meccanismi di formazione dell’identità etnolinguistica e della comunicazione.
L’opera -che va oltre a considerazioni modaiole sull’alterità e sulla diversità- si muove sul campo dell’ interculturalità al di fuori di vecchie e di nuove ideologie, linguistiche o politiche
Ed è il merito di una scrittura agevole che fugge i manierismi accademici ad esaltare l’originalità e la modernità di questa matura riflessione
Danielle LEVY
Direttrice della collana “Lingue sempre meno straniere”
Nazario PIERDOMINICI (1961) si laurea a Macerata in lingue e letterature straniere moderne -inglese/russo- con una tesi sul “Trattato dell’Astrolabio” di Chaucer e consegue il dottorato di ricerca in filologia semitica presso l’Università di Firenze nel 1995 con una lavoro dal titolo “Esame di alcuni aspetti pragmalinguistici dell’ebraico israeliano”. Dopo una prima permanenza in Israele grazie a una borsa del Ministero degli Esteri egli vi effettua altri soggiorni e poi si reca in Francia. Per vari anni (1999-2009) ha collaborato come junior tutor con il dottorato in “Politica, Educazione, Formazione linguistico-culturali” e il Centro Linguistico dell’ateneo maceratese. Attualmente insegna inglese nelle scuole statali della provincia di Macerata.